Friday, March 6, 2009

Nel Belpaese dei privilegi quell'extra che rende diversi (da "repubblica.it", March 06, 2009)

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Sarà un anno orribile questo, l'ha garantito ieri Giulio Tremonti. La fila dei disoccupati agli angoli delle fabbriche misura oramai esattamente la distanza che separa la moltitudine, di ogni ceto, razza, lingua e religione, dagli eletti. Segno dei tempi è il ragù politico, il piatto di pasta servito alla buvette dei senatori il cui costo - collassato a un euro e cinquanta centesimi per deliberata e generosa scelta del gestore del catering - è stato fatto subito risalire dal presidente del Senato a un euro e ottanta, più in linea e rispettoso dei sentimenti dell'opinione pubblica.

C'è una parola, una sola, che pone alcuni lavori fuori dal comune, li innalza e li tonifica: il privilegio. L'extra che cambia il corso della busta paga, consola la vita anche quando è sul punto di finire. E produce quel miracolo che appunto si definisce privilegio, frutto del diritto che cambia natura.

Tutto ha un prezzo. Il silenzio, per esempio. Stare zitti è una fatica e ha il giusto costo. E morire, oltre al dolore inconsolabile, comporta una serie infinita di pratiche e di cerimonie che vanno obbligatoriamente fatturate. L'Iva, la maledetta Iva.

Il premio alla carriera. Una questione a parte, senza volere entrare nel merito del tema che qui lambisce la terra e il cielo, è il pacchetto dei premi fine vita. Apriamo parentesi. Prima della morte, ma forse più dolorosa di essa, c'è la fine della carriera politica, la fine dei sogni e della gloria. Il politico che lascia ottiene un vitalizio. Lo dice la parola stessa: il vitalizio non è la pensione e quindi lo si può raccogliere, a certe condizioni, anche da giovani. E' qualcosa di diverso e, stando all'etimo, sicuramente di vitale.

Antonio Martusciello a soli 46 anni ha lasciato Montecitorio. Per quattordici anni di fila ha servito le Istituzioni e Forza Italia. Se riscatta quattro anni di contributi può godere di un vitalizio formidabile: 7.958 euro (lordi) mensili. E il 49enne Alfonso Pecoraro Scanio, 16 anni trascorsi a Montecitorio, con un minimo riscatto raggiunge il traguardo degli 8.836 euro (lordi) in tasca, senza temere i nuovi ricalcoli pensionistici, il famigerato scalone, espressione che indica ancora lavoro e ancora per tanti anni per i sessantenni.

Oltre al vitalizio, conquistato calcando la scena, a fine carriera si aggiunge un affidamento in danaro a titolo di "solidarietà" o di "reinserimento sociale". L'assegno è pari all'80 per cento dell'indennità per il numero degli anni in cui ha frequentato il Potere. Ti hanno cacciato dal Parlamento e ora? L'anziano Armando Cossutta ha ottenuto 345.600 euro, per esempio. Il più giovane Clemente Mastella 307.328 euro. Proprio Mastella, causa licenziamento, ha raccolto il dovuto: vitalizio (9600 euro lordi mensili) e assegno di solidarietà. Ma il reinserimento sociale non è riuscito, Clemente ha vagato meno di un anno e sta per tornare nel punto esatto da dove era partito.





L'indennità funeraria.
Trombato e premiato perciò. L'indennità, e qui entriamo in una speciale categoria, accompagna la vita del vivo e permette di dare sollievo ai familiari qualora il de cuius abbia davvero deciso di smettere e per sempre. In Veneto si chiamava indennità funeraria. In Sicilia, forse per non dare nell'occhio, la tipologia si è classificata più proletariamente come "sussidio di lutto". Così, il deputato palermitano Giovanni Ardizzone non ha fatto mistero di aver avuto una qualche perplessità anche di natura scaramantica allorché, nel corso del suo mandato di questore dell'Assemblea siciliana, si è trovato a firmare un paio di provvedimenti che erogavano "sussidi di lutto". E ha scoperto, dopo aver chiesto delucidazioni, che nella ricca e antica collezione di decreti del consiglio di presidenza dell'Ars c'è un atto che concede una somma fino a 5 mila euro per le spese relative a funerali di deputati in carica o cessati dal mandato. Soldi ovviamente destinati alle famiglie del caro onorevole estinto. Se l'è cavata magnificamente Ardizzone: "Cosa dire? Noi parlamentari siamo previdenti: pensiamo al nostro futuro. Anche dopo la morte".

Nel 2007 per i "sussidi di lutto" in Sicilia sono stati spesi 36.151 euro. In Veneto non si sa, ma il presidente del consiglio regionale, il leghista Marino Finozzi, interrogato sul triste tema del trapasso, ebbe come un sobbalzo e sinceramente rispose: "Io penso che un contributo pubblico alle spese di funerale per una persona che ha speso 10, 15 o più anni della vita per servire le istituzioni e i cittadini non sia un grande scandalo".

Tocchiamo ferro e badiamo al presente. È un'ora grave, la recessione economica sta travolgendo consuetudini quasi secolari: il Quirinale ha detto addio a 37 corazzieri (da 260 passeranno a 223) le senatrici hanno visto abolito il loro assegno per il parrucchiere, un bonus mensile di 150 euro. "Sono ancora piccole cose", hanno scritto i senatori questori. Piccole ma che danno il segno di un'era nuova, e dei sacrifici che attendono davvero tutti.

La corsia preferenziale.
Le piccole cose si fanno poi grandi col crescere delle responsabilità. Conoscete un privilegio più tondo ed esibito di una guida contromano? Il comune di Palermo ha deliberato che i politici, di ogni risma e colore, debbano essere agevolati nel loro movimento. Viaggeranno in corsia preferenziale, ridurranno a una legittima concessione contromano l'attesa di far presto e bene. Ogni cosa al suo posto e ogni responsabilità al livello che merita. Il 22 agosto scorso una circolare di palazzo Chigi ha riclassificato le urgenze e le potestà mutando nel profondo le condizioni del passaggio aereo di Stato. Romano Prodi aveva incautamente ristretto il numero dei beneficiati obbligando persino fior fiore di ministri a giustificare la propria richiesta di volare alto e bene. Silvio Berlusconi ha ricondotto la spesa nei suoi limiti fisiologici: qualche milione di euro in più si spenderà, e però vuoi mettere la resa? Efficienza e velocità per tutti. Quindi tutti imbarcati: premier e consiglieri, ministri e viceministri, persino sottosegretari. Quando e come chiedono, facendo attenzione solo alle coincidenze.

Il costo del silenzio. Bisogna capirsi - e una volta per tutte - dove finisce il privilegio e dove inizia il dovere. L'obbligo per esempio di tenere la bocca cucita. Quando i capi dei servizi segreti Emilio Del Mese, Niccolò Pollari e Mario Mori hanno lasciato il comando, l'Espresso - curioso - fece due conti sulla liquidazione straordinaria che avrebbero ricevuto: la fissò in un milione e ottocentomila euro. Tra le tante voci che avrebbero prodotto una pensione da favola (circa 31 mila euro lordi al mese) per una carriera quarantennale davvero straordinaria bisognò tener conto anche del tributo a una vita pericolosa e soprattutto silenziosa. Allo stipendio si aggiunge infatti, per chi opera nei servizi, un'indennità particolare di funzione che, tra gli addetti, viene definita "indennità di silenzio" e quasi raddoppia l'emolumento base. Voce che poi, alla fine della carriera, viene conteggiata per la quiescenza. Silenzio d'oro, compenso perpetuo. Ma è un trattamento riservato unicamente ai capi. I sottoposti, al momento della pensione, non si portano dietro quella ricca indennità.

Questi tempi moderni hanno anche impresso un'autentica accelerazione allo scambio di idee e di proposte. Con internet tutto si è fatto non solo più semplice ma straordinariamente veloce. E sia il Senato che la Camera consegnano a ciascun eletto, ad ogni inizio di legislatura, hardware e software necessari. Il parlamentare riceve il suo computer (che a fine mandato conserverà) in modo che ovunque si trovi, ovunque, sia nella condizione di lavorare. Qualche mese fa la signora Anna, disperata, (tre figli minorenni e senza lavoro) ha scritto una mail a tutti i parlamentari e ha invocato aiuto. Anna non esisteva e la sua disperazione era finta. Era un modo per testare l'apparato tecnologico in dotazione. Dal momento dell'invio al momento della lettura della mail sono trascorse in media due settimane. Il 42 per cento dei senatori aveva però e purtroppo la casella di posta piena. Alla signora Anna hanno alla fine risposto in 26 che, su 994 destinatari, rappresenta il 2,7 per cento. Non male.

Auto blu e super autista. A ciascuno il suo e ad alcuni autisti, per esempio, una retribuzione maiuscola, calcolata sul giusto: il rischio, la velocità, la fatica di guidare anche di notte. Di pochi giorni fa la notizia che la Camera dei deputati ha riconosciuto, dopo una annosa vertenza, il secondo livello retributivo ai suoi autisti. Porterà a 10.164 euro la retribuzione mensile lorda (dopo 35 anni di lavoro) a chi conduce l'auto blu. Più di quattromila euro netti al mese. Tre autisti dell'Atac ci vogliono per farne uno della Camera. Ma il Parlamento è un mondo a parte, non fa testo. Un bravo barbiere, se riesce a imboccare il portone di Montecitorio, supera in progressione e di molto lo stipendio di un magistrato d'appello (fermo a 98mila euro l'anno), e un operaio specializzato (tubista, elettricista) se ha la ventura di lavorare alla Camera è sicuramente nella condizione di raggiungere e superare lo stipendio di un professore universitario, persino di un cattedratico barone. Alla Camera ogni cosa ha costi elevatissimi, e persino le spese minute diventano mostruose: l'anno scorso 650 mila euro sono volati via proprio per la minutaglia, le spese vagabonde. Ma lì anche gli appendiabiti e chissà quale altro accessorio dei guardaroba (giacché le guardarobiere sono pagate a parte) sono valsi nell'ultimo bilancio un accantonamento monstre: 205 mila euro. Disse Goffredo Bettini, al momento di metter piede a Montecitorio: "Mio padre mi ha lasciato ricco. Sono diventato assai meno ricco quando per anni, come segretario del Pci di Roma non ho preso lo stipendio. Tuttavia il mio partito mi ha restituito i privilegi eleggendomi prima alla Regione e poi in Parlamento". Privilegiato, esatto. Tra le cento carezze parlamentari anche una voce destinata alla lingua, a parlar bene e a farsi intendere meglio. Per la formazione linguistica ai deputati investiti nel 2008 900mila euro. In Parlamento si parla, nevvero?

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Sunday, February 1, 2009

Le battute di Silvio: scemenze o buon umore? (da "espresso.repubblica.it", February 01, 2009)

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L'ultima è quella sui soldati da affiancare alle belle ragazze. Ma in questi anni Berlusconi ha scherzato su tutto: dall'Obama "abbronzato" alle corna del vertice Ue, dai consigli alle precarie ("Sposate un miliardario") fino al "cucù" fatto alla Merkel. Ogni volta suscita reazioni sdegnate, e ogni volta lui protesta che non si può scherzare. Voi che ne pensate?



L'ultima battuta è quella sui soldati da affiancare alle belle ragazze per prevenire gli stupri. Ma da quando è entrato in politica, Silvio Berlusconi ha confezionato decine di dichiarazioni "scherzose" che spesso sono state considerate di cattivo gusto, o quanto meno improprie per un presidente del consiglio. Il suo consiglio alle precarie («Sposate un miliardario, tipo mio figlio») non è piaciuto a molte donne che non riescono a trovare un lavoro fisso. La barzelletta sull'Aids (quella del malato che si fa le sabbiature per abituarsi a stare sotto terra) ha urtato la sensibilità di molti sieropositivi. Quando ha mimato il gesto del mitra puntato su una cronista russa che aveva criticato Putin, è sembrato scordare che in Russia diversi giornalisti d'opposizione sono stati davvero uccisi. L'Obama "abbronzato", così come il "Cucù" alla Merkel o le corna al vertice Ue, hanno fatto sfiorare l'incidente diplomatico.

E così via. Ogni volta che il premier se ne esce con queste sue modalità "scherzose", si ripete lo stesso copione e a quanti si arrabbiano lo stesso Berlusconi o i suoi uomini replicano che la sinistra italiana è tetra, bacchettona, priva di umorismo e di gioia di vivere. Certo è che lo "spirito" di Berlusconi, piaccia o no, è una componente caratteriale dell'uomo ed è stato un elemento non secondario del suo successo in termini di comunicazione e "marketing politico". Ma è giusto che un premier la butti sempre in battuta? E' indice di grave superficialità e di una subcultura da Bagaglino o - al contrario - è un buon modo per sdrammatizzare le questioni più gravi dell'Italia e del mondo?




Per visualizzare l'articolo ed i commenti che ha suscitato, cliccare sul link seguente:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Le-battute-di-Silvio:-scemenze-o-buon-umore/2059607&ref=hpstr2


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Monday, December 15, 2008

Programmazione emozionale (da "Casaizzo.com", November 30, 2008)

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Non so di preciso quale collaboratore di Nanni Moretti abbia curato la programmazione del TFF. Una cosa però è certa. Il tizio va santificato. Subito. Non ha nulla di umano la perfezione con la quale stamattina ha infilato all’Ambrosio una doppietta di pellicole che mi hanno colpito al cuore.

Ma andiamo con ordine. I due film in questione erano Mein Freund Aus Faro (in concorso) e Låt den Rätte Komma In (fuori concorso). Parole chiave: pubertà e lesbismo nel primo caso, pubertà e vampirismo nel secondo. Ora, essendo io un grande fan del vampirismo, del lesbismo, e soprattutto della pubertà, non potevo mancare all’appuntamento.

In due parole, Mein Freund Aus Faro è un film tedesco a tematica glbt che riesce a non cadere né nel cliché del film gay né nella tristezza del “film tedesco”. Guarda con un occhio a Boys Don’t Cry ma non esagera col mélo, mettendo in scena una storia d’amore pura e totalizzante vissuta attraverso gli occhi e il corpo di una giovane donna androgina che - innamoratasi di una ragazza conosciuta per caso - si finge maschio e per di più portoghese. Ciò che rende tutto credibile è la protagonista, che tiene sulle spalle (larghe) l’ossatura del film. E poi il ritmo, la leggerezza, la sincerità. L’impossibilità dei sentimenti.

Riguardo a Låt den Rätte Komma In, posso solo dire che raramente mi capita di vedere al cinema un film che mi coinvolge emotivamente così tanto. La storia è di per sé intrigante. Dodicenne svedese sfigato e molestato dai compagni incontra dodicenne attraente e carismatica. Peccato che lei è una vampira. Tra omicidi efferati, atmosfere lugubri (siamo nella suburra svedese anni ‘80, mica cazzi) e dettagli splatter ma non troppo si sviluppa una storia d’amore sghemba, impossibile e struggente. Di più non dico, perché il film è veramente sorprendente. Uscirà in Italia a gennaio col titolo “Lasciami entrare”, ma suggerirei di vederlo in originale (si scarica facilmente l’edizione sottotitolata inglese cercando “Let the right one in”) prima che il doppiaggio e la promozione post-Twilight lo massacrino. Sappiate anche che stanno già preparando il remake made in USA, ma non riusciranno mai a cogliere la stessa atmosfera, soprattutto per quanto riguarda la recitazione perfetta dei due giovani protagonisti.

E veniamo al motivo profondo del coinvolgimento. La pubertà. Ho già scritto qui, forse, che tutto quanto segna in profondità la vita di una persona avviene tra l’undicesimo e il tredicesimo anno di età. Quando ho compiuto trentasei anni, per me era “tre volte dodici”. Perché penso che le cose significative, nella vita di un uomo, avvengano ogni dodici anni. E se penso alla mia vita, per quanto debba ammettere che in fatto di esperienze e relazioni gli anni più belli siano stati tra i diciannove e i ventinove, sul piano della vita emozionale il meglio è stato tra gli undici e i quindici anni.

A dodici anni la vita è pigra, bellissima e crudele. A dodici anni il sesso è una scoperta che attrae e spaventa. A dodici anni l’amore è perfetto, senza limiti e senza compromessi. Le sensazioni che provi quando ti innamori a dodici anni non si ripetono mai più nella vita: a quindici sei già proiettato verso la penetrazione, a venti verso il sesso seriale e a venticinque, se tutto va bene, a costruire qualcosa in comune con un partner.

Oggi è normale pensare che tutto cambia
, che il mutamento è il senso della vita, che le persone così come le storie d’amore funzionano perché cambiano e si evolvono continuamente. Ma a dodici anni tutto è immobile e perfetto. Si può sperare che nulla cambi, e che “per sempre” voglia dire “per sempre così”: non crescere mai, non crescere più.

Film come quelli visti oggi riguardano le emozioni dei dodici anni. Emozioni fortissime, che ti segnano per il resto della vita, che - se riproposte - soffiano via le sovrastrutture della cosiddetta maturità e ti fanno ritrovare la parte più profonda di te. “Ma è solo un thriller/ un horror / un mélo” diranno i miei giovani lettori. Non è così. Sono film - rari - che rimangono negli occhi e nel cuore per diverse ore dopo la visione, come i sogni più vividi, quelli che non si sfilacciano al mattino.

E questo è il Cinema. Come dovrebbe essere.

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Monday, December 8, 2008

Lo smog minaccia la virilità. Adesso il potere è femmina (da "Repubblica.it", December 08, 2008)

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Ciao maschio, stai diventando una maschia. Non è una battuta di spirito. È la conclusione del più ampio studio mai condotto sul cambiamento di genere sessuale, da cui risulta che l'esposizione a una serie di agenti chimici ha "femminizzato" gli esemplari maschili di ogni classe di vertebrati, dai pesci ai mammiferi, compreso l'uomo.

Gli studiosi hanno compilato un elenco di daini senza testicoli, pesci maschi che ovulano, orsi ermafroditi, alligatori con il pene sempre più piccolo, orche e balene a corto di spermatozoi. La ricerca afferma che il fenomeno minaccia di mutare precipitosamente il corso dell'evoluzione, rischia di provocare la scomparsa di numerose specie animali e fa suonare un campanello d'allarme anche per gli esseri umani.

"Se vediamo problemi di questo tipo negli animali selvatici, dobbiamo preoccuparci seriamente che qualcosa di simile stia accadendo a una rilevante proporzione di uomini", dice il professor Lou Gillette della Florida University, uno degli scienziati coinvolti nello studio.

Commissionato dalla ChemTrust, un'associazione britannica che si batte per denunciare gli effetti nefasti dell'inquinamento chimico, e anticipato ieri dal quotidiano Independent di Londra, il rapporto riunisce i risultati di oltre 250 studi accademici sull'argomento condotti in tutto il mondo. Si concentra principalmente sugli animali che vivono in libertà, ma cita anche casi specifici riguardanti l'uomo, come una ricerca della University of Rochester che ha dimostrato come i bambini nati da madri con un aumentato livello di ftalato, un acido chimico, hanno maggiori probabilità di avere il pene più piccolo e i testicoli che non scendono.

Altre ricerche di questo tipo hanno evidenziato che i maschi di madri esposte a certi agenti chimici crescono col desiderio di giocare con le bambole e col servizio da tè invece che con giocattoli "maschili". Inoltre varie comunità inquinate con fattori chimici ritenuti fonte di cambiamento di genere sessuale, in Canada, in Russia e in Italia, hanno dato nascita a un numero di femmine doppio della norma. Per tacere del fatto che il numero di spermatozoi sta scendendo su tutta la linea. "Sommando tutti questi dati", commenta il professor Nil Basu della Michigan University, "abbiamo prove piuttosto evidenti degli effetti che esistono anche sull'uomo".

Ma i dati sugli animali sono ancora più impressionanti. Il rapporto parla di coccodrilli maschi, esposti a pesticidi nelle paludi delle Everglades in Florida, con un minore livello di testosterone, un maggiore livello di estrogeni, anomalie nei testicoli, pene più corto del normale e problemi di riproduzione. Parla di maschi di tartaruga nella regione dei Grandi Laghi con caratteristiche genitali femminili. Rivela che a due terzi dei daini dell'Alaska non scendono i testicoli, che al Polo sono stati trovati orsi ermafroditi, e quelli che restano maschi hanno uno sperma ridotto e il pene più piccolo. Metà dei pesci di sesso maschile nei fiumi britannici hanno un'ovulazione nei testicoli.

Per tutto questo, il rapporto accusa più di 100 mila agenti chimici, presenti nel cibo, nei prodotti elettronici, nei cosmetici, nei pesticidi, che "indeboliscono" il genere maschile, femminizzandolo.


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Tuesday, November 25, 2008

La prima legge sul clima: ecco perché abbiamo fretta (da "Repubblica.it", November 25, 2008)

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Sappiamo di dover agire sui cambiamenti climatici, ma come? Con il chiarirsi delle informazioni scientifiche, mentre assistiamo agli effetti dei cambiamenti non nel futuro, ma proprio qui e ora, con le emissioni mondiali in continua crescita, i paesi del mondo sono alla ricerca di nuove strategie. Ognuno di noi può imparare dagli altri.

Nel Regno Unito ci siamo impegnati a costruire di un futuro a basso tenore di carbonio. Una legge sui Cambiamenti Climatici, la prima nel suo genere, significa che le emissioni di gas serra devono essere ridotte per legge dell'80% entro la metà di questo secolo.

L'impegno riconosce la necessità immediata di un'azione per affrontare un cambiamento di questa portata. Quindi, avviandoci verso il 2050, ci saranno "budget del carbonio" per ogni quinquennio che, come la scadenza del 2050, saranno vincolanti per legge.

C'è chi ha già obiettato che, in tempi duri per l'economia, dovremmo fare marcia indietro sui nostri obiettivi in fatto di cambiamenti climatici. In realtà, pur se sono naturalmente possibili dei compromessi, esistono anche soluzioni comuni ad entrambi i problemi: misure di risparmio energetico per le famiglie che riducono consumi ed emissioni, nonché investimenti in nuove industrie ambientali che migliorano la sicurezza energetica mentre riducono la nostra dipendenza dai combustibili inquinanti.

D'altra parte, un ritardo in questa direzione non farebbe che rendere più costoso intervenire e, nel lungo periodo, sappiamo che i costi dell'inazione sui cambiamenti climatici superano i costi dell'azione.

Dato che continueranno sempre a gravare pressioni urgenti sui politici del momento, nella legge adottata nel Regno Unito è stato inserito lo specifico impegno a farsi guidare dalle situazioni reali. Una Commissione indipendente sui cambiamenti Climatici ci ha consigliato l'obiettivo dell'80% in base agli ultimi dati scientifici, ai rapporti ONU ed alle consultazioni con esperti nazionali. Continuerà ad offrire la propria consulenza su ciascun budget del carbonio negli anni che ci dividono dal 2050, e farà ciò pubblicamente, in modo che i futuri governi saranno tenuti a spiegare le ragioni di un'eventuale mancata applicazione delle raccomandazioni.

Siamo orgogliosi della nostra legge sui Cambiamenti Climatici. Stiamo esaminando in che modo il Regno Unito possa fare la sua parte "in casa". Siamo inoltre pienamente coinvolti nel più ampio ed ambizioso sforzo europeo. Diamo il nostro deciso sostegno all'obiettivo della Presidenza francese di concludere un accordo definitivo sul pacchetto Clima ed Energia del 2020 nel mese di dicembre. Attuando gli impegni politici assunti dagli Stati Membri nel 2007, l'Europa deve dimostrare una forte leadership mentre i negoziati internazionali sul clima entrano in una fase cruciale.

Sappiamo però che i governi da soli non sono in grado di operare questo cambiamento. Per le aziende, la riduzione delle emissioni di carbonio deve diventare una parte necessaria della propria attività. Riferire sul proprio impatto legato al carbonio è un inizio e, per le grandi società, prevediamo di renderlo obbligatorio dal 2012 con sollecitazioni continue a migliorare progressivamente la propria performance energetica e ambientale. Per le collettività, i gruppi confessionali ed i gruppi ambientalisti, rimane necessario premere in direzione del cambiamento.

Sappiamo inoltre che, anche se la determinazione nei confronti del cambiamento deve nascere a livello nazionale, essa non si può esaurire in tale ambito: abbiamo bisogno di un accordo mondiale.

Il mondo si riunisce il prossimo mese in Polonia e il prossimo anno in Danimarca. Il cammino di avvicinamento a Copenhagen passa per il mandato italiano di presidenza del G8, per cui nel prossimo futuro sarà particolarmente importante il ruolo dell'Italia sul dossier clima.

Con paesi che condividono idee ed ispirazioni, con governi e collettività che si stimolano a vicenda, sono convinto che potremo arrivare ad un accordo nel 2009 e che potremo porre le basi necessarie per creare un mondo a basso tenore di carbonio.


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Monday, November 24, 2008

Sark, l'ultimo bastione feudale costretto a scoprire la democrazia (da "Repubblica.it", November 24, 2008)

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Sark, l'ultimo bastione feudale costretto a scoprire la democrazia


E' in GB, nel canale della Manica, la piccola isola assegnata nel 1600 ad un signorotto locale. Che deve accettare le elezioni

I candidati sono due: l'attuale padrone Micheal Beaumont e i fratelli David e Frederick Barclay, multimiliardari residenti


E' l'ultimo bastione del feudalesimo al mondo, e sta per cadere, abbattuto dalla democrazia, anche se a dargli la spallata decisiva saranno due fratelli miliardari. Per chi cerca prove dell'eccentricità degli inglesi, in effetti, non c'è molto di meglio dell'isola di Sark, quaranta case su una zolla di terra verde, a qualche decina di chilometri dalla costa della Gran Bretagna, nel canale della Manica.

Nel sedicesimo secolo la regina Elisabetta I fece di Sark un feudo, assegnandolo perpetuamente a Helier de Carteret, il signorotto locale. Il quale, in cambio, doveva soltanto garantire a Sua Maestà di avere un certo numero di "uomini in armi" per proteggere l'isolotto, considerato un avamposto di importanza strategica, nel caso in cui alla Francia o a qualcun altro venisse in mente di appropriarsene.

Da allora le leggi che regolamentano il potere a Sark hanno subito varie modifiche, ma la sostanza è rimasta immutata per 450 anni: tutto l'autorità è nelle mani del "Seigneur", del Signore locale, che oggi risponde al nome di Michael Beaumont, 81 anni.

Nessuno si aspetta più che mantenga "uomini in armi", tuttavia ogni abitante dell'isola ha il diritto (o dovere) di tenere un moschetto in casa, per ogni evenienza. Altre particolarità del posto: auto e camion non possono circolare. Non ci sono lampioni nelle strade.

Non c'è un aeroporto, e nemmeno un porto in grado di far attraccare qualcosa di più di una barca a remi o di un motoscafo, per cui chi vuole raggiungere Sark deve volare o prendere un ferry fino a Jersey, un'altra isola della Manica, e poi trovare qualche marinaio che lo conduca a destinazione. Il Signore continua a pagare una tassa alla regina, "un ventesimo della paga di un cavaliere", calcolato in una sterlina e 79 pence all'anno in denaro odierno, e Sark continua a essere sua.

O meglio continuava. Perché mentre la casa reale e il parlamento di Westminster non ponevano obiezioni, il parlamento europeo ci ha messo lo zampino, osservando che il modo di amministrare il potere nell'isola rappresenta una chiara violazione dei diritti umani. Sono seguiti alcuni anni di battaglie legali a colpi di decreti e ingiunzioni, e alla fine l'Europa ha avuto ciò che voleva: un'elezione, che si terrà all'inizio di dicembre tra i circa 600 abitanti di Sark, per portare finalmente la democrazia in questo dimenticato feudo dell'ex-Impero britannico, con la creazione di un parlamento e di un governo.

Sembrerebbe un'evoluzione normale, e una buona notizia, senonché ad affrontarsi nella tenzone elettorale ci sono da un lato il partito legato al Signore locale, Micheal Beaumont, che gattopardescamente spera di "cambiare tutto per non cambiare niente", ovvero mantenere il potere sotto nuove spoglie; e dall'altro un partito finanziato dai due più illustri residenti dell'isola, i fratelli David e Frederick Barclays, ultramiliardari, proprietari (tra molte altre cose) del quotidiano Daily Telegraph e dell'Hotel Ritz di Londra.

I fratelli Barclays, che normalmente detestano la pubblicità, e che hanno posto la propria residenza ufficiale a Sark per stare lontano dalle luci della ribalta (oltre che, probabilmente, per benefici fiscali), in questo caso si sono impegnati a finanziare candidati e a lanciare un ambizioso programma: da mesi comprano case e alberghi dell'isola, rifanno le strade, promettono soldi a destra e a manca, con l'obiettivo di aprire Sark al turismo, al business, insomma al ventunesimo secolo.

I fedelissimi del Signorotto dicono che, in questo modo, il carattere speciale dell'isola sarà cambiato per sempre. I sostenitori dei fratelli Barclays rispondono che il Signorotto li critica solo perché preferirebbe conservare il suo potere di monarca assoluto. Tra poche settimane sapremo chi l'ha avuta vinta. E scorpriremo se l'ultimo feudo del mondo è davvero caduto sotto i colpi della democrazia.


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Sunday, November 23, 2008

God wants you to have sex (da "Globeandmail.com", November 22, 2008)



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Section L Front



Long workdays have left them fatigued, years of raising children have snuffed their romantic fires, and the economy has them so stressed their libidos are tanking right along with it.

What's a good Christian couple to do?

Have sex - and do it daily, says Pastor Ed Young, 47, who is encouraging married couples in his Texas congregation to have sex every day for a week.

"God is pro-sex. He thought it up, it was his idea and he wants those of us who have said I do, to do it," he told his 20,000-member congregation last Sunday, the first day of the Seven Days of Sex challenge at Fellowship Church in Grapevine, Tex., a suburb of Dallas.

"I think the church has allowed our culture to hijack sex from us and we've not spoken boldly, honestly and openly about it," he preached in front of a luxe double bed draped in black-and-white linens.

The talk was the climax of a series of sermons called Leaving Lust Vegas, which he says geared 5,000 couples up for a challenge that would light a fire in them to serve not only one another but God, too.

"Sex is not a fix-all," Mr. Young said Monday. "The beauty of this sexperiment is what's going to happen around the bedroom. It'll get stuff on the table that couples need to talk about - you can hide your anger, but if you're having sex regularly, it forces you to deal with these issues."

The singles in the congregation were encouraged to eat chocolate and pray for their future soulmate, he said.

By Monday evening, Mr. Young, who has been married for 26 years and has four children, says he received texts, e-mails and calls from couples who said they were already seeing improvements in their married lives.

"When you have sex, it forces you to be intimate. You're forced to deal with issues because you're so close physically," he said. "You show me someone's sex life and I'll tell you how the rest of the marriage is going."

But sex counsellors argue it's not that cut and dry.

"I think people need a lot more help to build really meaningful intimacy in their lives than just being told to have sex more often," says Meg Hickling, who has worked with faith communities in her 35 years as a sex educator in Vancouver.

While some religious communities across Canada are warming to the idea of talking about sex, many are conflicted about Mr. Young's message.

"I think it's rather unfortunate that Pastor Young has encouraged his congregants to have sex seven days in a row," says John-Henry Westen, the Ottawa-based editor of LifeSiteNews.com, a conservative Christian, anti-abortion news website. "I think sex is the most intimate expression of love between a husband and wife, and it can't be experimented with, morally at least."

Others don't agree with the theatrics used to present the controversial topic, mainly because there's no chance for dialogue when a sex talk is delivered from the pulpit.

"I'm not sure public worship is the place to do that," says Rev. Trisha Elliott, a United Church minister south of Ottawa. "I would be more inclined to talk about that on an invitational level in a discussion group."

Mr. Young seems to be reducing sexuality just to sexual activity, she says, making the message come off as narrow-minded.

Christian marriage counsellors are also concerned with Mr. Young's suggestion that daily sex is a way to discover and dig up marital issues.

"I think the couples who are reluctant to seek help or maybe have some reasons why seeking help is untenable for them, it might cause more problems," says Gerry Goertzen, founder of Riverbend Counselling, a Christian marriage counselling practice in Winnipeg.

"I think the church does need to address this, but I think it also needs to take a very pragmatic approach by addressing the fact that sex can be a very difficult or sadly a hurtful and painful place for some people to go to."

Mr. Young also didn't address sexually transmitted infections and diseases in his prechallenge pep talk - a glaring omission, Ms. Hickling says.

"Within conservative marriages, there's just a colossal assumption that people are faithful. And, of course, it's just not true at all," she says. "People are having sex outside the marriage and because they feel so guilty about it they're not going to doctors and being tested."

She fears women in the congregation who hear this message from Mr. Young will feel pressure to take on the challenge with their husbands, even if they would rather not.

But those taking on the challenge say daily sex has breathed new life into their marriages.

Kimberly and Henry Alayon of Flower Mound, Tex., say their family life has improved since they started making love every day.

"When I got home [Tuesday night], the dishwasher was empty, the house was all picked up," said Ms. Alayon, 45. She and her husband, 50, are having as much sex as when they were newlyweds 19 years ago. They will probably do it more than once on Friday when they both have a day off work, she coyly added.

This Sunday, Mr. Young will have one last chat with his church members about sex, a roundup to the week of love-making. As a next step, he will suggest that couples revisit how often they had sex before the challenge and seek to double it.

And is it possible Fellowship Church will be reminded of the sex marathon nine months from now?

"Maybe we'll have a baby boom," Mr. Young laughed.


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