. Unwilling to shatter his wife's faith, Paul follows skeptically as she throws the last of their money at a sinister smuggler who promises to take them by boat into pirate-infested waters to find their son. As a glimmer of hope lights their quest through the dark jungle, the traumatized couple is pulled into a primeval hell created by their own obsessions and mutual desperation for some sense of closure. They are the living who purposefully invade the land of spirits. Fabrice Du Welz was introduced to Midnight Madness audiences in 2004 with his surreally twisted debut Calvaire, a survival horror tale that blended elements of Deliverance and The Texas Chainsaw Massacre. Vinyan, his triumphant second feature, was initially labelled by Internet buzz as an extreme horror film, but is actually more of a psychological descent into the unknown in which Eastern spiritual themes of despair are coupled with the type of maternal motifs found in David Cronenberg's The Brood and Nicholas Roeg's Don't Look Now. Du Welz coaxes an emotionally fraught performance from his two strong leads, as they face treacherous terrain, unpredictable weather and a jungle filled with wild threats at every turn. The ethereal score by composer François-Eudes Chanfrault (À l'intérieur, Haute tension) and vibrant colours drawn from the landscape by cinematographer Benoît Debie (Calvaire, Irréversible) work in kaleidoscopic harmony, flooding the senses and setting the viewer up for what the director describes as a truly baroque third act. Propelling the audience into a paranoia-filled heart of darkness, Vinyan leads to a confrontation with madness in a storm-torn jungle alive with feral children. .
Oggi, sabato 06 Settembre, ho ufficialmente realizzato un sogno che ho da tempo: partecipare ad un film festival. Essendo un grandissimo appassionato di cinema, sono riuscito ad entrare in possesso di 4 biglietti per il Festival Internazionale del Film di Toronto (TIFF - www.tiff08.ca).
Questo festival, come il Sundance Festival (San Francisco), sono tra i miei favoriti in quanto il programma offre la visione di film di un certo spessore e poco "commerciali" (per commerciale intendo il classico film Hollywoodiano: sparatorie, inseguimenti, vetrine infrante e lieto fine con il buono che normalmente prevale sul cattivo o la classica commediola da quattro soldi).
Purtroppo non sono riuscito a procurarmi il biglietto per il tanto atteso "Gomorrah" di Roberto Saviano o "Food. Inc" scritto in seguito al libro "Fast food nation" (che ho letto.... si uno dei pochi che sono riuscito a portare a termine).
In compenso pero', mi sono azzardato di visionare "Vinyan", che al termine del film ho scoperto voler significare "fantasma" in thailandese.
Film intenso ambientato in una Thainlandia del dopo tsunami ancora in fase di riassesto la cui trama, la fotografia ed i suoni sono in perfetta sintonia. Il film racconta di una coppia che ha perso il figlio durante lo tsunami e che sono rimasti in Thailandia, covando la speranza che il bambino non sia morto ma rapito da trafficanti di esseri umani. In seguito al visionamento di un dvd nel quale la madre crede di aver riconosciuto il figlio, i due partono per un viaggio clandestino verso Burma nella speranza di poter riabbracciare e riportare il bambino a casa, affidandosi ad una guida locale del giro malavitoso. La ricerca della coppia si diventerà man mano sempre più allucinata e allucinante, un vero e proprio incubo che condurrà i due occidentali alla scoperta di un luogo mistico e pericoloso.
(dal sito del Film Festival di Venezia - articolo di Federico Gironi)
L’ossessione del personaggio della madre per il ritrovamento del figlio assume valenze chiaramente sociologiche nel suo essere occidentale e rifiutare i bambini locali che gli vengono spacciati per il suo e ancor più chiaramente psicanalitiche nel suo abbracciare la follia e nei gesti che compie in un finale che non andiamo a spoilerare per ovvie ragioni.
L’ambizione è tanta quindi, qualcuno potrebbe dire troppa. Ma è innegabile che du Welz abbia il manico registico per non sfilacciare troppo una vicenda tanto complessa nella sua semplicità e che nei simbolismi che mette in gioco sia in grado di stimolare riflessioni di grande interesse sui meccanismi umani e di colpire con immagini di grande suggestione cinematografica. E di conseguenza, specie per quanto riguarda i ragionamenti sulla maternità che porta avanti, possiamo dire che l’ambizione di Vinyan poggi su basi più che sufficientemente solide.
(From TIFF's web site www.tiff08.ca - article written by Colin Geddes)
Torn by the loss of their son Joshua in the Indian Ocean tsunami of 2004, Paul (Rufus Sewell from Dark City) and Jeanne Bellmer (Emmanuelle Béart from Manon des sources) have remained in Phuket, Thailand. Since Joshua's body has never been recovered, they cling frantically to the hope that he has survived. Glimpsing a boy who looks like Joshua in video footage from a village of orphaned children on the Thai-Burmese border, Jeanne becomes consumed by the belief her son was kidnapped by traffickers in the chaos that followed the tsunami.
Saturday, September 6, 2008
VINYAN (ghost in Thai) at the Toronto International Film Festival - TIFF (da "tiff08.ca", September 06, 2008)
Pubblicato da
Tomatogeezer
a
8:36 PM
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