La mia, e' una domanda che mi pongo di frequente e non solo riguardo al tema che sto per proporvi.
Non e' che non mi sappia dare delle risposte, anzi, ne ho pure troppe. Il fatto e' che ogni volta che ci penso e mi ci soffermo, incomincio ad incazzarmi cosi' tanto, che vorrei prendere a calci nel sedere coloro che, o per interesse o per pigrizia, non vogliono capire o ancor peggio, fanno finta di non capire.
Le mie speranze pero', non sono ancora esaurite.
Vorrei allegare un file pdf a riguardo corredato di immagini e ulteriori informazioni, ma non essendomi possibile
vi chiedo, solo se realmente interessati, di richiederlo tramite email al seguente indirizzo:
tomato@tomatogeezer.eu
Buona lettura.
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ECOBURGO, LA CITTA’ DEL SOLE
Tanto verde, poche auto. Nella tedesca Friburgo, quartiere Vauban, si vive producendo in casa l'energia che si consuma. (di Laura Facchi. Foto di Alberto Bernasconi)
Se potessimo inventare la nostra casa ideale come sarebbe? Probabilmente immersa nel verde, ma ben servita dai mezzi pubblici e non lontana dalle comodità della città, in un luogo pulito e ricco di costruzioni variopinte. Sicuramente inseriremmo anche parchi e giochi per i nostri bambini, posti auto a volontà in modo da non essere soffocati dalle macchine parcheggiate in modo selvaggio sulla strada. Vorremmo un’abitazione bella, ma anche economica, per cui non sia necessario spendere migliaia di euro in bollette. Alla fine, se la straordinaria magia si realizzasse, l’incanto ci trasporterebbe in un luogo molto simile a Vauban.
Siamo a Friburgo, nella Foresta Nera. Una città di 100mila abitanti che da qualche anno ha messo in atto una intelligente politica di utilizzo delle energie rinnovabili.
Tanto da renderla famosa in tutto il mondo, grazie all’utilizzo dei pannelli solari e alla ricerca in campo energetico realizzata dal Centro Studi Fraunhofer. Oggi Friburgo è conosciuta come la Città del Sole e Vauban è il suo quartiere delle fiabe. In realtà si tratta di un luogo reale, uno spicchio urbano dove vivono persone che producono autonomamente l’energia di cui hanno bisogno. Lo fanno grazie ai pannelli solari schierati sui tetti, con l’aiuto dei sistemi di isolamento termico e degli impianti di riutilizzo dei rifiuti, per fare alcuni esempi degli innovativi sistemi di costruzione che gli architetti hanno ideato e applicato a queste case chiamate “passive”. Ovvero, capaci di assicurare benessere termico pur senza utilizzare impianti di riscaldamento convenzionali. «La percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili ammonta attualmente al 5 per cento», spiega in proposito il sindaco di Friburgo, Dieter Salomon, esponente dei Verdi. «Nel giro di pochi anni, però», promette, «contiamo di arrivare al 10, se non addirittura al 20 per cento». Ma in questa storia i numeri hanno un ruolo relativo. Certo, quel 5 per cento è già un ottimo risultato, anche se rimane al di sotto della media nazionale tedesca, che riesce a raggiungere l’8% grazie ai piccoli paesi del nord della Germania, che utilizzano diffusamente l’energia eolica. Quello che conta, a Friburgo, è il coinvolgimento dell’intera popolazione in quello che è diventato un progetto di eccellenza energetica. Tutti insieme, adulti e bambini, impegnati in un piano che garantisce occupazione e si è trasformato in una fonte di guadagno per l’intera città. Grazie ai visitatori e agli investitori. Entrambi in costante aumento.
Ti aspetti una città avveniristica, fatta di pannelli solari che corrono lungo i marciapiedi e coprono le facciate dei palazzi.
E invece, arrivando qui scopri che la magia del luogo non è creata da una tecnologia invasiva.
Anzi. I pannelli solari, per esempio, ci sono ma sistemati in modo discreto. Il segreto di Friburgo non è quello degli appartamenti domotici, ma di una diffusa qualità di vita, presenza del verde, sostenibilità ambientale. Rolf Disch, il primo architetto che qui ha ideato abitazioni energeticamente autosufficienti, ci svela così il mistero: «Quando i turisti scendono alla stazione vorrebbero trovarsi immediatamente immersi nella Città del Sole, vedere un segno tangibile di ciò che rende Friburgo un caso unico e interessante. Ecco perché ho ideato questo ». L’architetto ci mostra una pensilina totalmente ricoperta da pannelli solari, il suo ultimo progetto, che per ora rimane sulla carta, in attesa dell’approvazione da parte dell’amministrazione. Ma la storia dell’avventura di Friburgo è lunga ed ebbe inizio nel 1976. In maniera turbolenta, con tanto di manifestazioni di piazza: gli abitanti protestavano infatti contro la decisione del governo tedesco di installare una centrale nucleare poco fuori dalla città. Studenti universitari, contadini, operai, impiegati: tutti vennero coinvolti. E tutti insieme vinsero. Il progetto della centrale fu abbandonato in seguito alle manifestazioni, ma non l’idea di trovare una valida alternativa all’energia convenzionale. Trentuno anni dopo Friburgo si presenta come una cittadina ordinata e pulita. I tram la attraversano in tutte le direzioni e si arriva dappertutto in pochi minuti. Le macchine possono percorrere soltanto le strade principali, senza creare ingorghi. Tante biciclette in giro, tanti mezzi pubblici: anche questo è un punto di forza della città. Usare energie pulite significa diminuire l’utilizzo delle emissioni inquinanti. «In Germania la proporzione tra automobili e abitanti è di 500 a mille; qui da noi è di 400 per mille, ma ci sono anche casi limite come quello del quartiere di Vauban, dove si scende addirittura a 70 motori ogni mille persone», spiega il sindaco.
Perché è a Vauban che ci si rende conto di come l’incredibile possa diventare possibile.
Nel quartiere modello i bambini hanno a disposizione tantissimi micro-parchi dove scatenarsi, giochi avventurosi costruiti con pochissima tecnologia e tanta fantasia. Per loro è stata creata anche un’area dove possono imparare a vivere nei boschi trasformandosi in piccoli indiani. Qui le case producono più energia di quella che consumano. È vietato posteggiare l’auto in strada: occorre garantirsi un posto nel Solar Garage costruito in cima al quartiere. Vauban è colorata, diversificata, pulita e giovane: il 31 per cento dei suoi abitanti ha meno di 18 anni e per accorgersene basta fare una passeggiata nella zona. I bambini sono ovunque: avere una famiglia qui è più semplice che in tanti altri posti.
Ma Vauban, un tempo, era una caserma. Nel 1992 il Comune acquistò il terreno dal governo tedesco e cominciò a pianificare la costruzione di un nuovo quartiere residenziale ecologico dedicato a diverse classi sociali. «Quando sono venuti qui tanti erano attratti dal verde, dai parchi giochi e con il passare del tempo hanno scoperto che cosa significa vivere in una casa “passiva”. Ora non potrebbero tornare indietro», racconta per esempio Andreas, intraprendente programmatore che si è inventato un’attività parallela al suo lavoro principale. Il suo istinto glielo diceva: presto la gente avrebbe visitato Friburgo non soltanto per la Foresta Nera e così ha iniziato a fare la guida turistica nel suo quartiere. Ma adesso i residenti sembrano soffrire di una strana sindrome che non ha un nome e potrebbe essere definita “sindrome da zoo”. Stanchi di essere scrutati, osservati, fotografati, invidiati, hanno cominciato a sorridere un po’ meno ai visitatori francesi, coreani, giapponesi, inglesi. O a farlo quasi in modo rassegnato. Come fa Martine, che ci accoglie in casa sua: francese, è arrivata qui seguendo suo marito dopo anni di lavoro in Africa per diverse Ong. «Mi sono trasferita per spirito di avventura», racconta. «Era un nuovo quartiere, diverso da tutto quello che conoscevamo e non sapevo nulla di case “passive”».
Perché poi scopri che Vauban è un esperimento di convivenza civile, oltre che architettonico:
diversi comitati gestiscono al meglio la vita degli abitanti, che oggi sono circa 5 mila. Ma dal prossimo anno aumenteranno: stanno infatti per essere ultimate nuove costruzioni. E questo non è l’unico quartiere residenziale di Friburgo concepito secondo criteri di eccellenza energetica. Poco distante c’è Risenfeld, più grande, meno “perfetto”, ma strutturato con gli stessi principi. In città esiste anche una scuola superiore, il Richard Fehrenbach Gewrbeschule, specializzata nella formazione di tecnici da impiegare per la produzione e l’installazione di pannelli solari. «Perché questo è uno dei problemi delle rinnovabili: trovare professionalità per utilizzare le nuove tecnologie», avverte dalla Fabbrica del Sole di Milano l’architetto Giorgio Shultze. Ma a Friburgo ha sede anche la fabbrica leader nella produzione di pannelli solari, Solar Fabrik, uno dei più importanti centri studio sull’energia, il Fraunhofer Institut e finanche lo stadio comunale sono illuminati da una corona di pannelli parcheggiati sulle tettoie. A dimostrazione che la Città del Sole è realtà.
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